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Michele Castaldo propone un lavoro di analisi su due grandi avvenimenti rivoluzionari, La Comune di Parigi del 1871 e l'Ottobre del 1917 in Russia, ponendo al centro della sua ricerca le classi proletarie. Le due maggiori correnti ideali del Novecento che si sono fatte interpreti dell'emancipazione del proletariato, quella marxista e quella anarchica, si sono fermate ad un'analisi dello Stato, immolazione per gli uni soppressione per gli altri, senza affrontare il modo di produzione capitalista che ne è l'attuale fondamento, non immediatamente percepibile per la sua modalità impersonale di agire. Molti hanno pensato che il comunismo sarebbe stato la conseguenza naturale della presa del potere da parte della classe operaia e che si sarebbe realizzato con il possesso dei mezzi di produzione, senza porsi il problema di come questi determinano i meccanismi del modo di produzione. Una delle conclusioni di questo lavoro è che non basta il passaggio di proprietà dei mezzi di produzione dagli sfruttatori agli sfruttati, o dai capitalisti ai proletari, per uscire dal modo di produzione capitalista, perché questo passaggio non solo non lo sopprime ma neanche lo muta.